Biography
Jung Woo-sung nasce a Seoul il 20 marzo del 1973. Inizia a farsi strada come modello grazie alla sua notevole altezza. Il debutto nel cinema avviene nel 1994 con “The Fox with Nine Tails”, il primo film realizzato in Corea del Sud usando la tecnica della CGI, ma l’occasione per imporsi sulla scena come uno dei più promettenti interpreti della sua generazione, arriva grazie al dramma generazionale “Beat” (1996) di Kim Sung-su che lo dirigerà anche in “City of the Rising Sun” (1998) e “Musa” (2001).
Nel 2004 Jung Woo-sung è protagonista del film sentimentale “A Moment to Remember” campione di incassi al botteghino sia in Corea del Sud che in Giappone.
Il 2008 la partecipazione al western diretto da Kim Jee-woon “The Good, the Bad, the Weird”, segna una tappa fondamentale nella carriera di Jung Woo-sung; la pellicola, presentata al 61esimo Festival di Cannes, gli fa ottenere il premio per miglior attore non protagonista agli Asian Film Awards del 2009.
Jung Woo-sung prende parte nel 2010 al film wuxia “Reign of Assassins” co-diretto da a Su Chao-pin e dal regista di culto John Woo.
Torna a recitare in televisione nella serie “Athena: Goddess of War” (2010) una delle produzioni più ad alto budget mai realizzate in Corea del Sud, per poi tornare a dedicarsi al cinema con la partecipazione al thriller “Cold Eyes” (2013), remake del celebre film honkonghese “Eye in the Sky”. L’anno successivo è protagonista del thriller erotico “Scarlet Innocence”.
Si apre per Jung Woo-sung un periodo di indefesso lavoro che arriva fino ai giorni nostri. Lo troviamo infatti nel 2016 in “Asura: The City of Madness” diretto da Kim Sung-su cui seguono i due crime a sfondo politico “The King” e “Steel Rain”. Il fantascientifico “Illang: The Wolf Brigade” (2018) rinnova, a 10 anni da “The Good, the Bad, the Weird”, la collaborazione con Kim Jee-woon. Nel febbraio 2019 esce il suo ultimo film “Innocent Witness”.
Il 17 giugno del 2015 Jung Woo-sung è stato ufficialmente nominato Ambasciatore di Buona Volontà dell’UNHCR. Oltre a recarsi personalmente in Bangladesh, Iraq, Nepal, Sud Sudan, Gibuti e Libano ha appoggiato e sostenuto raccolte fondi e campagne di sensibilizzazione globale come #WithRefugees e World Refugee Day.
Critique
Scrive William Shakespeare nel poema “Il ratto di Lucrezia” che «La bellezza da sola basta a persuadere gli occhi degli uomini, senza bisogno d’oratori.» Ma anche la bellezza può voler non essere solo contemplata, ma far sentire, forte e chiara, la sua voce.
Non è stato facile per Jung Woo-sung, ragazzo bello, elegante e dalla non comune altezza di quasi un metro e novanta, farsi ascoltare all’inizio della sua carriera. Almeno non fino all’incontro con Kim Sung-su, un autore che, rendendolo il portavoce, attraverso le energetiche ma al tempo stesso struggenti pellicole “Beat” (1996) e “City of the Rising Sun” (1998), di un disagio giovanile all’interno di una società violenta e competitiva, ne decreta l’affermazione sulla scena.
Senza mai farsi sedurre dalla lusinga della cinematografia di pura azione, sono piuttosto i sentimenti e le contraddizioni dei personaggi ad attirare l’attenzione Jung Woo-sung. La capacità di indagine anche nei recessi più dolorosi dell’animo umano lo trova pronto nel 2004 ad accogliere le possibilità offerte da un genere cinematografico, quello sentimentale e classicamente melodrammatico, tra i più rischiosi. Il ruolo di un marito che deve fare i conti con la terribile diagnosi della moglie in “A Moment to Remember” diviene infatti una delle sue interpretazioni più iconiche e insieme uno strepitoso successo commerciale. Jung Woo-sung dimostra qui un grande controllo, arginando qualsiasi facile patetismo, disegnando piuttosto il perfetto ritratto di un moderno eroe romantico.
Non negandosi nessuna possibilità di rappresentazione delle umane emozioni, nella carriera di Jung Woo-sung trova sicuramente posto anche l’espressione di una forte sensualità. Se nelle interpretazioni giovanili i personaggi, benché all’apparenza sicuri di sé si facevano spesso sopraffare dall’altro sesso (come in “Beat” nel quale viene letteralmente battuto ad un’asta improvvisata in una discoteca per vedersi aggiudicato ad una ragazza con cui instaurerà un rapporto di sudditanza) ed erano comunque più devoti agli amici piuttosto che alle donne, con la maturità le prospettive cambiano. In “Scarlett Innocence” (2014) la dolcezza di un ragazzo bello ma inesperto (“Beat”, “The City of Rising Sun”) e la rassicurante devozione di marito mostrata in “A Moment to Remember”, esplodono nella prepotente sessualità di un uomo adulto e sofisticato che del proprio desiderio diviene schiavo condannandosi all’autodistruzione.
Nelle pellicole interpretate negli ultimi anni, intimismo, eros e romanticismo sono stati messi in stand by a beneficio di partecipazioni a solide e prestigiose produzioni d’azione a carattere corale all’interno delle quali non manca, da parte di Jung Woo-sung, la definizione di una forte e intatta individualità. Il lavoro di caratterizzazione su personaggi sempre più complessi inseriti in contesti più ampi hanno fatto riemergere sentimenti precedentemente già frequentati, come la malinconia e la vulnerabilità caratteristiche della solitaria spia nord coreana che non ha più niente da perdere di “Steel Rain” (2017) e prima ancora del detective alla deriva di “Asura: The City of Madness” (2016).
L’attenzione alle sfumature e un profondo senso della misura hanno fatto di Jung Woo-sung il compagno ideale con cui dividere la scena, non solo per le sue coprotagoniste femminili che accanto a lui hanno trovato l’opportunità di esprimersi senza mai venire messe in ombra, ma anche per colleghi divenuti col tempo amici e partner ricorrenti. Come Lee Jung-jae, compagno di esordio in “City of the Rising Sun” e amico di una vita e più recentemente Kwak Do-won, con cui lavora in due film consecutivi (“Asura: The City of Madness” nel 2016 e “Steel Rain” l’anno successivo) stabilendo una particolare e fortunata chimica data anche dalle differenze nell’aspetto fisico e quindi nelle caratteristiche dei personaggi interpretati. Nel 2017 è accanto a Zo In-Sung in “The King” di Han Jae-Rim, black comedy a sfondo politico in cui ricopre il ruolo di un capo procuratore senza scrupoli.
Ancora diverso il lavoro fatto per “Illang: The Wolf Brigade” di Kim Jee-woon in cui Jung Woo-sung opera per sottrazione nel costruire la caratterizzazione di un uomo, un militare, talmente devoto a una causa da aver quasi perso ogni tratto di umanità ed empatia per divenire freddo e sospettoso come un lupo appunto.