Sinossi:
Una famiglia coreana benestante, come tante; i suoi segreti,i suoi tradimenti. Lui, Young-jak, è un consulente legale assai rispettato, che sta lavorando ad un’importante causa rigurdante omicidi politici. Lei, Ho-jung, è una casalinga annoiata, che accudisce il figlio adottivo e frequenta una palestra dove si tengono lezioni di danza. Young-jak ha però un’amante, una giovane fotografa, mentre Ho- jung è di lui sessualmente insoddisfatta. Quando un giovane dirimpettaio inizia a farle una goffa corte, Ho-jung, dapprima reticen-te, finisce per cedere alle sue attenzioni. Nel frattempo, l’amante di Young-jak rimane incinta e le condizioni del padre di quest’ultimo si fanno critiche. All’avvicinarsi della morte del consorte, la madre di Young-jak rivela d’avere un amante, che dopo anni d’in- soddisfazione col marito le ha finalmente fatto scoprire il piacere sessuale.Un incidente stradale in cui sono coinvolti Young-jak e l’amante arreca poi conseguenze più gravide di quanto atteso…
Recensione Film:
“La Moglie dell’Avvocato” è l’opera della raggiunta maturità di Im Sang-soo,il suo più grande successo commerciale e uno dei film essenziali nella produzione coreana dell’ultimo decennio. Il titolo italiano, che riprende quello internazionale, “A Good Lawyer’s Wife”, tradisce in certa misura il vero bersaglio di Im, meglio identificato dal titolo originale “Baramnan Gajok”, ossia una famiglia infedele, fedifraga. La Moglie dell’Avvocato è in effetti l’affondo più tagliente, corrosivo e stratificato mosso ai mores della borghesia coreana dal suo stesso cinema.Im Sang-soo non ha infatti confezionato una pellicola che nella forma sovverte i canoni di rap- presentazione e bella forma cinematografica; tenendosi invece all’interno dei crismi di una produzione del tutto mainstream - com- mercializzata perdi più all’epoca dell’uscita coreana con enfasi sui tratti osé del film - ha sottilmente innestato elementi d’instabilità e sovversione, attraverso una scrittura corposa e alcune soluzioni formali di sorprendente spessore.Va da sé che l’elemento più dirompente del film è la consapevolezza con cui i personaggi vivono i propri tormenti e le proprie trasgressioni.Un’onestà e una capacità di auto-analisi che risulta manifestamente liberatoria nel caso dei personaggi femminili, ma che conduce alla paralisi e alla disperazione quelli maschili.Im mina così i fondamenti dell’etica confuciana che informa le relazioni familiari e interpersonali nella società coreana, illustrando paradossalmente come la liberazione sessuale del femminile possa divenire un grimaldello che li scar- dina e che rovescia il peso delle ipocrisie di una società fortemente patriarcale proprio sul maschile.Ma non si tratta di un’impresa condotta in maniera algidamente teorica:“La Moglie dell’Avvocato” è un film bellamente incarnato, grazie soprattutto al contri- buto di un cast di prim’ordine, su cui primeggia l’impeccabile Moon So-ri di “Oasis” nel ruolo di Ho-jung e in cui si distinguono il sempre convincente Hwang Jeong-min (lo si può vedere al festival pure in “Bloody Tie”) in quello di Young-jak e l’intenso Bong Tae-gyu (tra i giovani attori più apprezzati in Corea, scoperto proprio da Im in “Tears”) in quello dello studente dirimpettaio Ji-woon, e a sequenze imprevedibilmente magistrali come quella dell’amplesso tra Ho-jung e Ji-woon.