Geuk-rak-do Sal-in-sa-geon
Sinossi:
Paradise Island, è per la sua esigua popolazione di sole 17 persone, una vera “isola felice”, almeno fino a quando un misterioso omicidio e la sparizione di uno dei suoi abitanti non getta nello sconforto e nell’inquietudine l’intera comunità. Il corpo dell’uomo, inizialmente ritenuto colpevole del delitto, viene ritrovato mutilato, e l’ombra del sospetto si stende su tutta la collettività, e, a turno, su ognuno dei suoi componenti, dal medico alla maestra, dal sindaco al vecchio del villaggio. Psicosi, allucinazioni, suicidi e assassinii, ma a tutto c’è una spiegazione…
Recensione Film:
Opera prima di Kim Han-min, che si confermerà in seguito regista di buon livello con il lungometraggio Handphone, Paradise Murdered rappresenta un’eccellente prova d’esordio facilmente inseribile in quel filone di film, particolarmente nutrito nella cinematografia coreana, dove la contrapposizione dialettica fra scienza e natura, fra inarrestabile sviluppo e tradizione, invece di trovare un ragionevole termine di mediazione, porta rapidamente a una crisi inevitabile. Accostamenti impropri a precedenti illustri e un po’ ingombranti come Memories Of Murder di Bong Joon-ho hanno spesso portato a sottovalutare un film che, attraverso un’ottima fotografia, una splendida ambientazione e un’eccezionale prova corale da parte degli attori, svolge egregiamente il suo compito d’intrattenimento; Kim Han-min riesce inoltre a renderne ancora più gradevole la visione, inserendo, in un’atmosfera che, col procedere della storia, si fa progressivamente sempre più cupa ed inquietante, episodi d’intelligente e spontaneo umorismo.