SECRET SUNSHINE

Titolo Coreano:

밀양

Pronuncia Originale:

Mir-yang

Titolo Italiano:

La Luce Segreta

Regista:

Anno:

2007

Durata:

142 min

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Genere:

Produzione:

Distribuzione Internazionale:

Sceneggiatori:

Direttore alla Fotografia:

Montaggio:

Direttore Artistico:

Direttore delle Luci:

Costumista:

Effetti Speciali:

Edizione Festival:

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Sezione Festival:

Rassegna/Retrospettiva:

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Sinossi:

Sulla strada per Miryang la macchina di Shin-ae va in panne. La donna, che ha recentemente perso il marito in un incidente, ha deciso di trasfersi nella città natale di quest’ultimo con l’amatissimo figlioletto Jun. Chiama il carro attrezzi e giunge a soccorrerla il meccanico Kim Jong-chan che l’accompagna in città. L’uomo dimostra sin dall’inizio un particolare interesse per la nuova arrivata e cerca d’aiutarla ad ambientarsi. Shin-ae apre una piccola scuola di pianoforte e dà anche lezioni a domicilio. Le sue giornate procedono tranquille: porta Jun a scuola, impartisce lezioni, cerca dei terreni da comprare per una possibile speculazione. Un giorno, però, torna a casa tardi da una serata fuori con le amiche e non trova il piccolo Jun ad attenderla. Riceve quindi una chiamata: June è stato rapito; per rivederlo dovrà pagare un riscatto. La donna preleva quindi tutto il denaro che ha dal suo conto in banca e lo recapita al punto d’incontro concordato. Ma non è abbastanza…

Recensione Film:

Presentato in concorso a Cannes 2007, Secret Sunshine non solo è valso all’interprete femminile Jeon Do-yeon il premio per la migliore interpretazione femminile, ma ha pure allargato ulteriormente il consenso e l’ammirazione critici attorno al lavoro registico di Lee Chang-dong. Chi ancora non conosceva l’opera di Lee è rimasto sbalordito dalla complessità e ricchezza romanzesche di un intreccio che non cessa di stupire e che prende continuamente pieghe e direzioni imprevedibili. Secret Sunshine ha inoltre convinto la critica internazionale più esigente perché solleva interrogativi ponderosi senza fornire risposte dogmatiche, bensì lasciando lo spettatore libero di formarsi un’opinione e giudicare secondo la propria coscienza.
Nella sua fatica più recente, Lee, infatti, ribalta le premesse di Oasis e sceglie di non mostrare quel che il cinema potrebbe mostrare. Affrontando frontalmente il tema dell’invisibile, dell’ineffabile e del divino, attraverso la storia di una donna che ha perso il marito, perde il figlio, s’aggrappa alla fede e quindi perde anche quest’ultima, Lee indirizza lo sguardo dello spettatore verso il fuori campo di un cielo cui si levano occhi di sfida e punta la macchina da presa su un raggio di sole che illumina del terriccio inumidito per interrogare una presenza che non si dà. Laddove in Oasis Lee regalava ai suoi protagonisti il conforto di sogni ad occhi aperti che prendevano momentaneamente sopravvento sul reale, in Secret Sunshine, lascia la sua protagonista Shin-ae sola di fronte ad un Dio imperscrutabile che a lei non si manifesta. Una scelta di rigore assoluto che ‘rilancia’ la componente realista e persino sociologica del film. Su questo fronte, Lee preferisce sminuire la rilevanza del ritratto della presenza pervasiva (e invasiva) delle chiese protestanti nella società coreana; ciononostante, Secret Sunshine propone uno spaccato di notevole interesse su una realtà (troppo) poco rappresentata nel cinema coreano. Al di là di qualsivoglia valenza prettamente sociologica, la vibrante messa in scena, la scrittura compatta e i magnifici interpreti (Jeon Do-yeon e Song Kang-ho) fanno di Secret Sunshine un grande film che regge una durata di oltre due ore senza alcuna sbavatura e senza mai sopire la tensione.