WAR OF THE ARROWS

Titolo Coreano:

최종병기 활

Pronuncia Originale:

Choi-jong-byeong-gi Hwal

Titolo Italiano:

Guerra di frecce

Regista:

Anno:

2011

Durata:

122 min

Nazione:

Corea del Sud

Formato:

35mm

Tipologia:

Colore:

Colore

Lingua:

Coreano

Sottotitoli:

Italiano, Inglese

Genere:

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Produzione:

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Sceneggiatori:

Musiche:

Direttore alla Fotografia:

Edizione Festival:

Sezione Festival:

Sinossi:

13 anni dopo la rivolta di re Injo, la dinastia Chosun è minacciata dalla dinastia cinese dei Chung. Il giovane Na-mi scappa dal suo villaggio ormai distrutto per cercare sua sorella e la sua fidanzata Su-koon, che avrebbe dovuto sposare proprio il giorno dell’attacco, fatte prigioniere dal nemico. Viene però rintracciato ed inseguito da Jushinta, guerriero Chung, e dai suoi soldati, che tentano di fermarlo. Na-mi ha solo un giorno per salvare sua sorella prima che venga resa schiava, ma quando finalmente la trova Jushinta lo raggiunge, ingaggiando con lui una sanguinosa battaglia.

Recensione Film:

Kim han-min torna alle ambientazioni che avevano contraddistinto il suo esordio Paradise murdered, inconsueto thriller in costume presentato al Florence Korea Film Fest in una passata edizione, e si rituffa quindi nel film d’epoca e nell’era Chosun. Permangono retaggi thriller sin a partire dall’incipit, ma l’atmosfera è quella tipica e classica del film in costume. L’epica del combattimento, la maestra nell’uso delle armi, tutti ingredienti tipici del film coreano legato all’epopea della nascita della nazione, si avvicendano perfettamente creando un mix ben dosato d’azione e passione. L’eroe romantico, stoico, mosso dai più sani principi affettivi e di difesa della patria violata è ancora una volta al centro, fulcro attorno al quale si muovono le vicende narrate ed anelano fanciulle in pericolo. Le donne sono, qui come sempre secondo la liturgia prestabilita di questo film di genere obiettivo e stimolo all’azione, e l’attante quindi diventa tale perchè mosso dall’ideale lirico e sentimentale che egli stesso è chiamato a ricoprire. Kim non fa difetto in questo senso, e presenta un film classico, dall’ottima fotografia, dagli splendidi costumi e dalla rappresentazione puntuale e rigorosa.