Sinossi:
I destini di due monache permettono a Im Kwon-taek di articolare una riflessione sulla dottrina buddista che s’allarga a considerazioni sulla storia politica recente e sulla società coreane. La giovane Sun-nyong entra in una congrega di monache per sfuggire alle amarezze della vita, in particolare alle ingiuste accuse di aver intrattenuto una relazione con un professore politicamente impegnato. Quando Sun-nyong salva un reietto dal suicidio, questi comincia a perseguitarla. Jin-song è invece un’intransigente dottrinaria che viene inviata a studiare all’università; lì cerca d’estraniarsi dal clima di sollevazione contro il regime autoritario.
Recensione Film:
Secondo grande film buddhista di Im Kwon-taek, Come, Come, Come Upward è ben più di una versione al femminile di Mandala. Nel 1989, infatti, Im si può permettere d’intrecciare i quesiti dottrinali con l’attualità storica del paese, componendo un’opera che attraverso la lente del buddismo riflette sul rapporto tra individuo e società, senza proporre risposte ovvie, ma non esimendosi dall’esprimere una non celata preferenza. I percorsi paralleli di Sun-nyong e Jin-song si vogliono infatti come possibili strade attraverso l’esistenza di ciascuno, indipendentemente dalla ricerca dell’illuminazione o della risposta ai quesiti esistenziali. Le dure prove cui le protagoniste sono sottoposte paiono smentire la legittimità del loro agire e delle loro scelte; eppure, alla fine, entrambe vengono graziate del possibile raggiungimento di una risposta. Im parteggia per Sun-nyeong, non v’è dubbio: il suo volersi implicare nella vita, il suo vivere nel mondo e sacrificarsi anche fisicamente è la Via che l’autore pare sostenere con più convinzione. Del resto è il suo personaggio che costeggia ed entra nel doloroso scenario politico-storico del paese: il professore con cui è accusata d’aver vissuto un’illecita tresca ha perso la moglie incinta durante la sollevazione di Kwangju, mentre l’uomo che salva dal suicidio è un figlio di partigiani comunisti che nonostante l’educazione universitaria è stato sempre rifiutato dalla società e costretto ad una vita d’espedienti. La lodevole interpretazione di Kang Soo-yeon (già protagonista per Im di The Surrogate Mother) le valse il San Giorgio di Bronzo come meglio attrice al Festival di Mosca nel 1989.