SPELLBOUND

Korean title:

오싹한 연애

Original pronunciation:

Ossakhan Yeonae

Italian title:

Incantato

Director:

Year:

2011

Lenght:

114 min

Country:

South Korea

Format:

35mm

Type:

Color:

Color

Language:

Korean

Subtitles:

Italiano, Inglese

Production:

International Distribution:

Screenwriters:

Music:

Director of Photography:

Festival Edition:

Festival Section:

Synopsis:

Sin da quando era bambina Yeo-ri ha il dono soprannaturale di vedere i fantasmi e, quando appaiono, cose inaspettate, bizzarre e tragiche accadono alle persone che sono intorno a lei. Yeo-ri decide così di isolarsi dal resto del mondo, ma viene avvicinata dall’artista di strada Jo-Goo, che le offre un ruolo nel suo spettacolo di magia. Per un anno recita la parte di un fantasma nello show di Jo-Goo, e per un anno ogni giorno il ragazzo le chiede di poterle offrire da bere, ma Yeo-ri teme che il suo dono possa causare danni a Jo-goo. Yeo-ri finalmente svuota il sacco e si apre con lui, e le cose per i due iniziano a cambiare…riuscirà il ragazzo a liberarla dalla maledizione? Riuscirà a spuntarla sui fantasmi di Yeo-ri?

Film Review:

Il registro è quello romantico, ma l’atmosfera scimmiotta quella gotica delle saghe alla Twilight, venata di elementi tragicomici e di una derivazione fumettistica di matrice manga sullo stile di Lamù, o di Ransie la strega. Spellbound è un prodotto fresco, destinato principalmente ad un pubblico giovane, ma che non disdegna, da commedia romantica sui generis, lo sguardo più adulto di tutti gli affezionati dell’happy ending. “Vedo la gente morta”, potrebbe essere il motto della sfortunata Yeo-ri, ma i suoi amici “particolari” minano un po’ troppo la sua vita sociale e personale. Potrà una commedia sentimentale smitizzare la schiera sempre più nutrita dei vari Il Sesto Senso, e quindi farsi largo nella ressa di pellicole e serie tv dedicate a medium, fenomeni paranormali, e fantasmi d’ogni ordine e grado? Hawng ci prova senza arrivare alla parodia, ma ironizzando e colorando di rosa questo mondo così votato alle sfumature di grigio, a volte fin troppo compreso nel proprio ruolo di greve “memento mori”