Synopsis:
Il poliziotto Ja-sung è infiltrato da otto anni nella più grande organizzazione mafiosa coreana, la Goldmoon, quando il leader Chairman Seok viene assassinato. Ja-sung si trova ora in mezzo a due fuochi: da una parte la Goldmoon, dall’altra la polizia, il cui capo, Kang, preme per far iniziare la rischiosa operazione “New World” così da far crollare la gang mafiosa. Ma scegliere da che parte stare non è così semplice, specialmente quando con i gangster si è stabilito un forte legame affettivo.
Film Review:
Fra “Il padrino” e “The Departed”, con forti tocchi di “Donnie Brasco”, ecco le atmosfere di “New World”, esempio niente male di noir alla coreana. L’inizio è di quelli che non si dimenticano: torture orribili. Uno che viene sospettato di fare la spia viene picchiato come un polpo, e gli viene fatto colare del cemento fuso nella gola. Un gran bel modo di cominciare.
Otto anni. Otto anni che il fragile Ja-sung vive da poliziotto, ma infiltrato in un’organizzazione criminale, la Goldmoon. Adesso, con la morte del capo della gang in un incidente d’auto e una guerra di successione in corso, arriva il momento della verità. Il suo capo nella polizia, un Choi Min-sik tutto d’un pezzo, vede un’opportunità per distruggere l’organizzazione dall’interno. Se solo Ja-sung si ricordasse a chi deve rimanere fedele. E poi, ci sono quegli hacker che si infiltrano nel database della polizia, e da un momento all’altro la sua copertura può essere cancellata, e lui esposto al massacro…
Meno sanguinolento, più raffinato, più introspettivo di molti film del suo genere, “New World” cresce man mano che va avanti. Il regista Park Hoon-jung sceglie la raffinatezza: i suoi gangster vestono firmato, e le sue immagini catturano il fascino gelido degli aeroporti, o anche di un ascensore pieno di cadaveri insanguinati. Con lui, anche i massacri sono glamour.