THIRST

Korean title:

박쥐

Original pronunciation:

Bak-jwi

Italian title:

Sete

Director:

Year:

2009

Lenght:

133 minuti

Country:

South Korea

Format:

35mm, DCP

Type:

Color:

Color

Language:

Korean

Subtitles:

Italiano, Inglese

Genre:

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Production:

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International Distribution:

Director of Photography:

Editing:

Artistic Director:

Lighting director:

Special Effects:

Festival Edition:

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Review/Retrospective:

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Synopsis:

Sang-hyun è un prete molto amato dalla sua comunità: decide di partire per l’Africa per sottoporsi, volontariamente, a un esperimento che tenta di scoprire un vaccino per affrontare un nuovo terribile virus. L’esperimento fallisce e San-hyun viene infettato: grazie a una trasfusione di sangue, di ignota provenienza, viene riportato in vita. Una volta tornato in Corea, il prete comincia a essere oggetto di una serie di trasformazioni fisiche, fino una voglia insaziabile di sangue.

Film Review:

“Thirst”, vincitore del premio della giuria alla 62° Festival di Cannes, è un libero adattamento del romanzo Teresa Raquin di Emile Zola. Il regista opta per una cornice riconducibile all’horror, genere che gli è più congeniale (come ha dimostrato nella trilogia della vendetta) non restando tuttavia imbrigliato, ma contaminandolo con altri generi quale la black commedy e il melò. Qualche esempio? Come per il sordomuto di “Mr. Vendetta” che aiutando la sorella innesca una reazione a catena, anche qui il protagonista, padre Sang-hyung, dona se stesso per aiutare gli altri, ma senza volerlo è costretto perfino a trasformandosi in un vampiro. La ricerca estetico-formale di Park riprende lo stile di “Lady Vendetta”: una fotografia che si avvale di verdi, rossi desaturati e filtri blu entra in contrasto con la casa dei protagonisti che invece è ammantata in un bianco abbagliante, sterile e freddo. “Thirst” diventa così un’opera insolita in cui accanto a sequenze dal forte impatto estetizzante (come la danza sui tetti dei vampiri con sottofondo Bach), ce ne sono altre dall’accento grottesco e dissacrante. Un finale di scettico romanticismo chiude il film con inedita esplosione di sensi.